La premier Giorgia Meloni affronta la sfida lanciata da Mario Draghi sulla competitività europea. L’Italia rischia di rimanere ai margini.
Giorgia Meloni si trova davanti a una delle sfide più importanti del suo mandato, quella lanciata da Mario Draghi con il suo rapporto sulla competitività europea. L’ex presidente della BCE ha esortato i governi dell’Unione Europea a superare le divisioni e ad affrontare insieme le grandi sfide economiche e geopolitiche globali.
Il rapporto di Draghi invita a potenziare la cooperazione europea in settori chiave come la digitalizzazione, la difesa comune e la competitività energetica, per evitare che l’Europa venga schiacciata dalla concorrenza di Stati Uniti e Cina.
La sfida di Draghi e la posizione di Giorgia Meloni
Questo appello si pone come un banco di prova per Meloni, che ha finora mantenuto una posizione più autonoma rispetto alla linea di collaborazione auspicata da Draghi. Accettare questa sfida significherebbe per lei allinearsi maggiormente con le politiche comunitarie, ritornando nei ranghi della maggioranza Ursula. Rifiutare, invece, potrebbe spingere l’Italia verso un isolamento che rischia di relegarla ai margini dell’Unione Europea, con possibili ricadute economiche e politiche molto pesanti.
Il ruolo chiave di Raffaele Fitto
Nel contesto di questa sfida, emerge la figura di Raffaele Fitto, uomo di fiducia di Meloni e incaricato di rappresentare l’Italia nella nuova Commissione Europea. Fitto condivide gran parte delle visioni espresse da Draghi nel suo rapporto, dimostrando un’apertura al dialogo e una predisposizione a mantenere un equilibrio tra la linea sovranista della sua leader e la necessità di cooperare con l’UE.
Con un portafoglio di grande responsabilità, tra cui la gestione dei fondi del Pnrr e il rientro del debito italiano, Fitto potrebbe essere la chiave per evitare che l’Italia scivoli verso politiche troppo patriottiche e anti-europeiste. La sua nomina ha suscitato approvazione anche tra esponenti di altri schieramenti politici, come Matteo Renzi e i leader del Partito Democratico, che vedono in lui un interlocutore competente e moderato.
Meloni, dunque, dovrà dimostrare di saper bilanciare le spinte interne del suo partito e quelle europee, evitando una deriva verso posizioni orbaniane che potrebbero isolare l’Italia. Accettare la sfida di Draghi potrebbe rappresentare per lei non solo una scelta obbligata, ma anche l’unica strada per mantenere l’Italia al centro del progetto europeo.